sabato 28 settembre 2013

Non ti aspettavo così presto

Il sole entra con prepotenza dalla terrazza spalancata, se ne infischia che Settembre finisce.
Ho un post scanzonato da pubblicare ma non ho voglia.
Le ore del mattino mi scivolano dagli occhi chiusi e le giornate arrivano alla fine senza aver prodotto niente.
Quanto lo desideravo questo tempo libero mentro ero chiusa nello scantinato dell'università che chiamano laboratorio di chimica farmaceutica.
Sembrano passati secoli ma di mezzo c'è solo un'estate vissuta a fondo.
Eppure è passata così in fretta la sensazione del mare sulla pelle.
Ora voglio le trame pesanti e i cappelli, ma non vengo assecondata. Qui intorno tutto dice vita, io voglio il letargo.
Il buon umore mi abbandona esattamente come la bella stagione e, puntualmente, i miei mostri escono dai plaid puliti.
E' sabato e sono giovane e libera. Ma devo riposare e non intendo fare altro che starmene a letto a rimuginare e disilludermi.
Non ti aspettavo così presto, avevo sperato in qualche altro giorno di sole.


                                                                                                                              Isotta

sabato 21 settembre 2013

Quando meno te lo aspetti

Ci eravamo lasciati. Sono sparita ad Aprile. 
L'arrivo della primavera è un momento particolarmente favorevole, la metereopatia trova in me una delle socie azionarie di maggioranza, quindi potete capire come il mio cambio d'umore vada a nozze con il tiepido sole della bella stagione.
Era stato un inverno lungo e difficile, S. ed io arrivammo ai ferri corti a Gennaio, quando dopo il mio ennesimo rifiuto ad essere sfiorata lui divenne di pietra e così rimase. 
Sarei partita per non tornare più, lontana senza rimedio. Era da un tempo infinito che le cose non andavano bene, eppure il tutto sembrò materializzarsi, diventare distanza tangibile, durante le vacanze di Natale, quando la sua presenza divenne indifferente, la mancanza inesistente e il desiderio qualcosa che non ci apparteneva. Non me la sento di prendermi la colpa, ma nemmeno di darla, quello che c'era tra noi, qualsiasi cosa fosse, si sciolse come un nodo fatto da un marinaio non troppo esperto. Dopo sei anni, senza batter ciglio.
I mesi che seguirono furono strani, il mio ritorno dalle vacanze sapeva di vita nuova e quel Gennaio, per me, rappresentava esattamente questo, un punto di partenza.
Avevo interrotto gli incontri con la psicologa, per non riprenderli mai più, a fine Novembre, pensandoci adesso, probabilmente, mi ero inconsapevolmente resa conto che solo io avrei potuto cambiare me stessa. Tuttavia se non ci fossi mai andata, forse, non sarei mai arrivata a questa conclusione.
Il quattro Febbraio diedi il mio ultimo esame e quando giorni dopo arrivò l'esito positivo scoppiai a piangere. Piansi forte e coi singhiozzi perchè io non ero pronta a finire, la sessione d'esami era appena iniziata ed io, almeno l'ultima, volevo godermela, rifiutai il voto. L'appello successivo era il 26. Non studiai, ovviamente, mi venne il panico per aver fatto un casino, riuscivo solo a pensare quanto stupida fossi ad aver rifiutato quel voto. Eppure è andata bene, benissimo lo stesso. Finì gli esami ed iniziai a vivere sul serio.

Da allora, ricordo tutto con una sensazione molto simile a quella quando si corre forte in sella ad una moto, da passeggero. Tutte le remore e le paure affogavano nei bicchieri di vodka urlati al cielo per onorare le nostre vittorie, i capelli si facevano profumati e gli occhi languidi in giro per le strade colme di vita, i vestiti nuovi sgomitavano nell'armadio soppiantando quelli vecchi, la porta della mia camera era spesso aperta, o era la camera ad essere vuota perchè chi ci si rifugiava dentro era ora impegnata a condividere i momenti, a parlare, a godere a vivere ogni briciolo del tempo che rimaneva.
Fu così che E. mi fece una corte spietata e mi portò a casa sua, dopo l'ennesimo drink. Mi diceva che ero bella, troppo bella per essere stata triste così a lungo e quando le sue mani sbottonarono i jeans lo lascia fare e lo baciai forte. Inspirai quell'odore nuovo come il primo boccone d'aria dopo anni di prigionia, era bello come non avevo mai pensato di meritare. Quando si alzava dal letto l'osservavo percorrere nudo la stanza e non riuscivo a paragonarlo a nient'altro che all'idea di perfezione umana che è l'uomo vitruviano. 
"Hai gli occhi da gatta sai?"
"Da circa una vita"
"E un culo da favola"
"Sapevo anche questo. Tu invece sei tutto perfetto, mi fai sentire quasi in imbarazzo"
"No, solo merito della palestra. Ho aspettato questa notte da Marzo scorso, quando ti ho conosciuta, seduta alla panchina intenta a studiare ed io tornavo dalla palestra, manco a farlo apposta"
"Possiamo affermare che sei un tantino fissato con la palestra quindi?"
"Possiamo affermare che sono un tantino fissato con te, mi piaci troppo."
Pescai una scusa a caso e raccolsi i vestiti sparsi per casa, mi feci riaccompagnare ignorando le sue richieste di dormire qualche ora e poi andare a fare colazione. Non gli scrissi, se non per declinare qualsiasi invito mi fece. 
Era giusto così. 
Ogni tanto adesso lo sento e mi chiede come sto, io rispondo che va tutto bene, ma la avverto quella domanda, quella che ha intrappolata nella gola e non riesce a farmi, ma nemmeno a cacciare giù nello stomaco dove verrebbe digerita.
Non saprei nemmeno cosa rispondergli poi. Ok che hai due bicipiti che ci rimarrei attaccata per mesi senza mangiare, e che tutto il resto è pure meglio se posso, e che fai il cantante metal, ma di metallaro non c'hai niente, e lo capisco che quelle ti lanciano occhiate di fuoco e pregherebbero non so quale santo per essere al posto mio, ma io proprio non ce la faccio. Non fa proprio per me, adesso.
Avevo preso la vita di petto qualche mese prima, non sarei tornata subito a cuccia.
Non sono tornata nemmeno ora a dire il vero, se l'avessi fatto, tutte le cose belle che mi sono accadute e mi stanno capitando, non avrebbero potuto prender forma.
Mi faccio plasmare dai desideri, ecco tutto, e va benissimo così.


                                                                                                  Isotta

venerdì 20 settembre 2013

New girl, same eyes.

Quando aprì il blog - quello che, probabilmente, non può nemmeno chiamarsi così - lo feci con l'intento di capire dove stavo andando a finire.
Guardavo la mia immagine riflessa nello specchio sbiadito del mattino e puntualmente ritrovavo i miei occhi verdi, tuttavia senza riconoscerli davvero, mi sentivo a pezzi.
Da qui il titolo mi venne spontaneo: "Pieces of a green eyed girl" che l'inglese fa più figo.
Credevo che attraverso il blog sarei riuscita a mettere insieme i pezzi, a finire il puzzle <<la blog-terapia funziona per molti>> mi dicevo.
Per me non è stato così, anzi. Il blog restituisce la mia inquadratura peggiore.
Sono successe talmente tante cose in questi mesi che non so se entro la fine dell'anno riuscirò a raccontarle tutte; ma c'è una in particolare che voglio rimanga tra i pixel:

                                                                    IO NON SONO PIù A PEZZI

Mi sono semplicemente ritrovata. Senza il blog, senza la psicologa, senza gli antidepressivi.
Ho vinto e con questo non intendo la guerra, ma la battaglia, la mia personalissima e fottutissima campagna di riconquista.


Adesso io, ed il blog mi segue, sono semplicemente: una ragazza dagli occhi verdi.

Mi siete mancati,


                                                                                       Isotta

venerdì 12 aprile 2013

Impotenza.

Vorrei scrivere qualcosa di toccante, di talmente profondo da colmare le distanze che ho lasciato tra me e queste pagine bianche.
Non avrei mai voluto essere di nuovo qui, eppure eccomi. La verità è che per un po' sono stata bene. Bene è un parolone per quelli come me.
Le mie dita non fremevano sopra i tasti perchè in viso non c'erano lacrime, e se, comunque, nemmeno un sorriso, almeno non lacrime.
Un Natale, un compleanno ed una Pasqua, ecco quanto è duraturo il mio stare bene.
Giusto il tempo di poterlo realizzare e poi di nuovo vederlo schiantare sull'asfalto. Cosa cambia non lo so, e se lo sapessi probabilmente non esisterebbe più, vi porrei rimedio, dando per scontato di averne le capacità.
Adesso sono qui, probabile che per quante volte mi vedrete sparire, altrettante ritornerò.
Qualcosa nella mia vita è cambiato, ho finito gli esami, sono quasi finiti quattro mesi di internato, ho cambiato colore di capelli e profumo. Tuttavia sono sempre io, ed è con questo che faccio i conti, la sera.
Mi aggrappo alle scadenze, come se fossero svolte epocali pronte a donarmi un cambiamento talmente radicale da stravolgermi la vita. Così, ogni volta di più, sbatto contro il fatto che niente cambierà mai, finchè non cambierò io.
L'orologio fa tic-tac. Credo che il fallimento sia essere esattamente quello che ti eri ripromessa di non essere.
A Luglio prenderò una laurea di cui non mi è importato niente e di cui non mi importerà niente, poi che ne sarà di me?
Ho così tanto aspettato di poter ritornare finalmente a casa, al Paesello. Sarà l'ennesima delusione? Credo proprio di si.
Finirò ad essere chi? Io senza libri non sono nessuno. Per paura sposerò l'uomo da cui cerco da troppo tempo disperatamente di allontanarmi, ma di cui non posso fare a meno visto che è l'unico essere umano, a prescindere dal fatto che la stima che provo nei suoi confronti non è in grado di classificarlo tale, un vermetto, al massimo, senza offesa per i vermetti, a degnarsi di starmi accanto, senza capirmi o voler sforzarsi di farlo, suppongo, ma ci si accontenta.
Allora eccomi qua, nel brodo lamentoso in cui mi piace tanto crogiolarmi.
Domani passa, ma oggi avevo voglia di tornare.
Aspetto qui, qualcosa.


                                                                                               Isotta