domenica 17 giugno 2012

Conati...

Io sono una abbastanza forte di stomaco. Posso fare colazione e mettermi in viaggio senza problemi fin da quando ero piccola, vado su qualsiasi tipo di giostra a stomaco pieno, pulisco cacca di cane, di gatto, cacca con vermi dopo aver accolto l'ennesimo randagio raccattato per strada. Pulisco ferite infestate da bigattini bianchi e grossi, tengo stretti stretti vicino al cuore i corpicini inermi di quelli che non ce l'hanno fatta, anche se la puzza della morte di avvolge la testa. Guardo le autopsie, i morti, le stragi, senza batter ciglio. Senza scrupolo.
Oggi era un'ottima giornata, è arrivato il caldo, il cielo è talmente azzurro da sembrare quello dei cartoni animati e il sole così forte che gli occhialoni neri da diva non sono un vezzo, ma necessità. Oggi c'è il torneo interno del collegio, e anche se tutti dovremmo studiare, siamo lì, chi a guardare chi a sudare. Oggi era una giornata buona, perchè il mio umore era positivo.
Poi ho visto questa foto su facebook ed i conati di vomito non sono riuscita a trattenerli.
Ripeto, non sono una che si dispiace facilmente per le persone. E non sono nemmeno una che si scandalizza più di tanto. So di quanta miseria si macchia ogni giorno il genere umano e ormai non mi fa più specie. Ma questo è troppo. Il disgusto che provo è venuto fuori fisicamente ed è finito nel cesso, esattamente nello stesso posto in cui dovrebbero finire questi bastardi immondi che si permettono di intaccare l'innocenza pulita di un bambino. Questa foto è raccapricciante e purtroppo non è esagerazione. Avevo avuto la stessa reazione con il servizio sulla Cambogia che fecero alle Iene. Io non ci sto, per me questi infami dovrebbero essere usati per le sperimentazioni scientifiche più atroci, altro che usare gli animali! Che eticità verrebbe meno? E' più moralmente accetabile torturare un innocente o un figlio di puttana che è stato il carnefice di un innocente?
Davvero c'è da chiedersi chi vale di più tra un topo e uno schifo del genere? E la società mi da della pazza irresponsabile perchè io truciderei loro, invece che gli animali!
Quale animale farebbe una cosa così meschina, schifosa, rivoltante, deprorevole, come violentare un cucciolo? Nessuno!
Ho sempre creduto che chi viola la libertà degli altri, i diritti degli altri, dovrebbe automaticamente perdere i suoi. Un assassino, uno strupatore, un pedofilo ai miei occhi non sono niente, potrebbero farci carne per le salsicce e non mi darebbe il minimo fastidio. Chi si permette di rovinare la vita ad un altro essere, perde automaticamente il diritto a vivere la propria, a mio parere.
Purtroppo negli anni si è scambiata la civiltà con il buonismo ad ogni costo. Civiltà non è arresti domiciliari al soldato che ha stuprato selvaggiamente la ragazza fuori dal locale all'Aquila; civiltà non è 16 anni (quando va bene) di carcere per chi ha sterminato una famiglia; civiltà non è decadenza dei termini e mafiosi in giro per le strade; civiltà non è indulto perchè le carceri sono piene; civiltà non è "riabilitazione e riinserimento nella società". Civiltà è assicurare che chi sbaglia paghi, è assicurare alle vittime ed ai familiari la giustizia, che se pur non ripaga niente, lo rende sopportabile. Civiltà è protezione del debole, difesa del giusto, sostegno a chi ha subito il torto. Civiltà è riconoscere che chi si comporta male va punito, che deve ripagare la società del torto che ha provocato, e che la sua vita ormai non conta niente.
Quindi io sono a favore della pena di morte si, ma riconosco che è inutile alla collettività. Sarebbe molto più utile donare i corpi alla scienza ed al progresso vero, in modo che le malattie ed i farmaci possano finalemente essere studiati sui diretti interessati, senza che la ricerca si impegni a ricreare malattie fittizie nei topi geneticamente modificati per poi non concludere nulla.
Allora, solo allora, il loro debito con la società verrebbe estinto. Perchè a stare con vitto e alloggio pagato da noi cittadini onesti, un paio d'anni, sono bravi tutti ed io sinceramente non vedo come si possa considerare questo l'estinzione di un debito.
Un debito inestinguibile, poi.
Solo un'altra volta mi era capitato di vomitare per qualcosa che riguarda le persone, mentre mettevano a mia sorella i punti. Le sue urla mi facevano contrarre lo stomaco e girare la testa. Mi è passata dopo un paio di giorni. Questo non so quanto ci vorrà.
Sono incazzata. Sul serio, mi fa schifo il genere "umano".

Buona domenica, sticazzi...

                                                                             Isotta

mercoledì 13 giugno 2012

Va così...

Un attimo prima sei immersa in un mondo che esiste ogni notte, nella tua testa, quello dopo ti ritrovi in quello reale e a separarli ci sta solo la sottile pelle delle palpebre. Nessuna sveglia ha rotto le palle eppure io in piedi ci sono già, per quello strano orologio interno che mi fa svegliare giusto uno, due minuti prima che l'ingranaggio faccia partire il bip-bip fastidioso e snervante. Credo che il mio corpo sia disposto a svegliarsi da solo per non sentire quello strazio, è autoconservazione.
Dovrebbero essere abolite per crimini contro l'umanità, le sveglie. 
Quattro ore di sonno non sono abbastanza, e lo si legge chiaramente dalle striature violacee che mi ritrovo sotto gli occhi, e poi oggi va così, nemmeno il correttore, nemmeno il fondotinta, nemmeno l'amico mascara. Ma neanche la crema idratante. Mi lavo il viso con l'acqua tiepida anche in estate, ho perennemente freddo io e ogni volta che rifletto su 'sta cosa mi viene in mente mia madre, sei una vipera, sei una vipera. Le vipere effettivamente sono a sangue freddo. Non ne troverai mai una all'ombra, rubano l'energie al sole. Neanche a me piace l'ombra.
Così, senza trucco, senza maschera. Desidero che chi mi incrocia oggi per strada guardi me, la pelle bianchiccia e secca, gli occhi spenti, le labbra screpolate.
Quando salgo sull'autobus la prima scrematura sono i posti liberi, ovviamente, immediatamente dopo quelli liberi e singoli, che a me non piace il contatto con la gente, addirittura il prof di psicologia ci ha parlato di una ricerca che dimostra come il contatto forzato sui mezzi pubblici faccia aumentare notevolmente il cortisolo, l'ormone dello stress. Che se ci pensi è giusto così. Siamo pur sempre animali, e se tu sconosciuto invadi il mio sacrosanto spazio personale, mi viene da smadonnare. Avete mai visto due leoni strusciarsi al primo sguardo? è impossibile, lo spazio vitale è un diritto sacrosanto e biologicamente prestabilito. Regola che vale al mattino e si estende al pomeriggio, certe volte, la notte, strusciarsi con uno sconosciuto è lecito. Più che lecito.
Dicevo, mi accomodo, guardo sempre fuori dal finestrino, su qualsiasi mezzo mi trovi guardo fuori dal finestrino. Alla fermata c'è Kyla (nella mia mente il suo nome si scrive così) ha il giochino in bocca e come sempre appena scendo lo appoggia vicino ai miei piedi. E' una simil pastore tedesco, intelligentissima. E' il cane di uno che sta a chiedere l'elemosina, ma tutti portano croccantini e giochini solo a lei, ed è inevitabile. Se ne sta buona buona vicino al suo amico umano e osserva i passanti con quegli occhi svegli, poi capita che ne individua uno, magari chi passando è solito farle una carezza, allora si prepara, prende il giochino, si mette seduta e aspetta, appena il prescelto si avvicina abbastanza lei gli va incontro, gli molla il gioco ai piedi e piega la testa di lato come solo i cani sanno fare. Finchè non giochi non hai scampo, una volta ho fatto tardi ad un esame per accontentarla!
Due calci al gioco, una carezza ed ho il lascia-passare. Attraverso la gente senza fare lo slalom, oggi non ce la faccio, oggi cammino io e vi spostate voi. Il cielo preannuncia pioggia, è grigio e le nuvole sono basse e pesanti, vicine, ma fa caldo, quel caldo antipatico che ti toglie le forze e l'allegria. Un semaforo, un altro e un'altro, la Dea è sempre lì immobile, chissà dove guarda, dalla gloria millenaria del suo ateneo tragga auspicio a maggior fortune, c'è scritto. Gloria millenaria. Ateneo. Che si fotta. Cosa cazzo sono venuta a fare io qua. 
(Di Sergio Locatelli, dal Web)
Con questi presupposti ho affrontato il mio nono colloquio. Lei è giovane e carina, mi mette a mio agio, a parte quando mi chiede di parlare della mia relazione intima (sono una tipa riservata, che non si vede? certo.) Ma più che altro cosa vuole che le dica? Cosa vorrebbe sentirsi dire? 
"Ehm...Uhmp...Ecco...Ci stavo bene!"
Roba che nemmeno Freud, ah? Intanto scrive, riempie fogli bianchi di me e chissà cos'altro. Quando esco devo fare la spesa, penso, e guardo fuori dalla piccola finestra la signora che mette fuori il bucato. "Ma lo saprà che tra un po' piove" dico a voce alta.
Lei mi guarda "come prego?"
"ehm...no, dico, la signora...lo saprà che tra poco piove?"
"No. Oggi non piove, l'ha detto il meteo" e continua a scrivere senza guardare fuori.
Avrei voluto risponderle che il meteo non ne sa più di me. Non ne può sapere più di me. Che quando sono triste piove, o meglio, che quando sta per piovere io sono triste, e lo so sempre quando sta per piovere. E' una vita che piove. So quando piove.
Ma non mi è sembrato il caso. Avrà anche visto un sacco di pazzi e magari s'è pure fatta l'abitudine, ma delle volte piuttosto che fugare ogni dubbio, meglio tacere, mi pare di aver sentito dire, e se anche era riferito alla stupidità, chissenefrega.
I colloqui sono di 45/50 minuti, durante i quali io faccio tante pause, che poi i discorsi miei son sempre quelli, e allora io vorrei risposte, ma lei dice che risposte non può darmene, che non è questo il suo lavoro, che ci vuole tempo per le risposte. Sapesse quanto ne ho sprecato. E mi sono anche un po' rotta i coglioni di continuare a farlo.
Esco ogni volta con la stessa indecifrabile sensazione, un misto tra svuotamento e angoscia, spossatezza e malinconia. Ma sarà giusto così. Magari sta facendo effetto, come quando sai di aver effettivamente bruciato calorie, la mattina dopo, quando hai dolori dappertutto e anche scendere dal letto è un'impresa titanica.
Non ho nemmeno il tempo di raggiungere la fermata.
Piove.
Ed io non posso far altro che sorridere al cielo.

                                                                                      Isotta

lunedì 11 giugno 2012

Come ce la complichiamo noi donne!

Forse il problema è che alle 13.40 a casa mia, c'è sempre stato Beautiful in tivù. Si perchè madre e nonna, lo hanno, da sempre, usato come sottofondo al lavaggio piatti, riassesto cucina, pulizia generale del dopo pranzo. Chi, invece, non avendo un bel niente da fare, lo guardava, ero io. E se mi chiedevi "allora Isotta, come fanno Brooke e Ridge quando si baciano?" io rispondevo "come i pissolini rossi!" e imitavo quello strano modo di mangiare che hanno i pesci, che aprono e chiudono esageratamente la bocca.
Che alla psicologa ancora non l'ho raccontata questa faccenda, ma in realtà, scommetto che ho interiorizzato concetti sbagliati del tipo siamotuttibelliricchiefamosi, gliuominisonoiperromantici, lavitaèuncontinuocolpodiscena.
Ma dagli uomini non puoi aspettarti niente, e il perchè è magnificamente spiegato qui.
Tuttavia, se ne siamo consapevoli, perchè ostinarsi a cercare quello diverso, perchè tormentarsi con la storia del principe azzurro quando l'esempio di principe che mi viene in mente è Emanuele Filiberto, che ha il sex appeal di un ottantenne con l'enfisema?
O vogliamo parlare di Alberto di Monaco, manco per idea che mi viene già da correre in bagno! Ed io non salvo neanche Felipe di Spagna o William d'Inghilterra, l'unico su cui farei un pensierino è Harry lo scapestrato ribelle, e diciamolo che scapestrato e ribelle si confà al mito del bastardo, mica a quello del principe azzurro.
Quindi donzelle, cosa vogliamo realmente? Perchè loro saranno anche semplici e lineari, banali e sul superficiale andante, ma noi donne, cosa pretendiamo che ci capiscano se non siamo in grado noi stesse di capirci?
Io, ad esempio, sono in conflitto perenne, e passi la storia del ciclo e degli ormoni, e passi che mi fa piacere e ci gongolo un sacco a credermi profonda come la Fossa delle Marianne, ma dammi dieci minuti e cambio idea una quindicina di volte. Esempio pratico:
Io: "Tu non mi ami!"
Lui:" Non è vero, io ti amo!"
Io: "No! Ti ho detto che non mi ami. E se mi ami non è abbastanza!"
Lui: "Ok. Allora non ti amo"
Io: "Come non mi ami? Allora mi hai preso in giro? Allora mi hai usata?!"
...
Io: "E comunque sono io che non ti amo, basta ti lascio!"
Lui: "Ma sei sicura di voler chiudere la nostra storia?"
Io: "Si! Sono certa, merito di meglio!"
Lui: "Ok"
Io: "Ok..come ok? Io non posso vivere senza di te e tu dici ok?"
Lui: "Allora non lasciamoci, se dobbiamo stare male entrambi!"
Io: "Ma chi ha detto che io starei male! Io starei meglio, basta lasciamoci."
E appena metto giù mi sento uno straccio, allora richiamo ma mi sento uno straccio, allora non so nemmeno io cosa cacchio voglio!E comunque uno straccio mi sento.
E diciamolo che siamo un po' tutte così, hai il belloccio e vuoi l'intellettuale, lo trovi ma ti mancano gli addominali, pensi che l'unica cosa necessaria per stare bene sia che ti faccia sentire speciale e al terzo sms smielato vorresti asfaltarlo con l'auto al prossimo appuntamento, non ti caga di striscio e soffri come se ti stessero operando a cuore aperto, è presente allora ti senti in gabbia, e via così all'infinito.
Cosa vorreste voi?
Io non lo so, o meglio dico che vorrei un italiano medio, amante degli animali e del calcio, e ce ne saranno milioni così, ma in realtà quando l'ho avuto non mi è andato bene, mi annoiavo. Allora ho preso l'opposto, ma sto male per la diversità, non mi sento appoggiata. Forse tendiamo troppo spesso a focalizzarci sugli aggettivi. E' facile e molto comodo categorizzare le persone in base a quello. Magari invece dovremmo soffermarci sulla sostanza, su chi è realmente l'altro, indipendentemente da che cosa fa o quali sono i suoi hobbies. Ma voi ci riuscite? Io no. Ancora, no. Dovrei giudicare in base a come ti comporti con me, a come vola il tempo quando siamo assieme e di quanto non mi stanchi di vederlo volare via, piuttosto che badare a che squadra tifi o di che colore dipingeresti la camera da letto. Eppure è così complicato, perchè io la persona che ho al fianco la devo stimare, e inevitabilmente la stimo in base ai valori, alle idee, che condivido, che abbiamo in comune. Posso passare delle giornate meravigliose con te, ma appena so che non ti piacciono gli animali, inevitabilmente mi scadi, per esempio. Ma cosa ha più valore? Come mi può esser piaciuto stare con te, se non ami gli animali o non giochi a calcio? Forse sono cose che non contano? E se non contano perchè mi pesano tanto?
Ecco è che siamo complicate! E non è giusto pretendere che esseri la cui unica aspirazione è il quieto vivere, almeno ci provino a comprenderci, a starci dietro!
Una frase che ripeto sempre è che l'unica cosa per cui non sarebbe valsa la pena nascere uomo è il dover avere a che fare con le donne! Ma immaginate il casino nella testa del poveretto quando viene incalzato da domande e dubbi esistenziali, mentre lui vorrebbe solo una birra? Quanto li invidio.
Comunque possiamo farci tutti i giri intergalattici che ci pare ma le alternative sono essenzialmente 3:
- Accontentarsi. Prendi il meno peggio, ti fai una famiglia consapevole che non tornerai mai a casa e ci sarà lui ad aspettarti con un bagno caldo e le candele profumate come nei migliori film d'ammore, ma piuttosto sarà stravaccato sul divano coi piedi sul tavolino e la prima frase che pronuncerà appena ti vede sarà "stasera che si mangia?"
- Non accontentarsi. Io valgo di più, perciò finchè non arriva chi mi capisce, chi mi ama anche coi baffi e la ricrescita, chi non pensa sia da pazzi uscire alle tre di notte perchè c'è un cane abbandonato, io aspetto! Allora c'è da comprare un vibratore e aspettare la morte, che è più facile vedere una vergine incinta che non l'uomo che hai creato nelle tue fantasie!
- Traghettare. Essì, la terza opzione potrebbe essere passare dall'altra sponda. Io personalmente rifiuto e vado avanti, ma c'è qualcuno a cui potrebbe interessare scambiare quattro chiacchiere davanti alla tivù con una persona che finalmente è isterica, profonda quanto te!

Sono fusa e confusa. S'era capito mi sa!

                                                                                 Isotta

martedì 5 giugno 2012

La strana questione del sisteraggio...

Quando avevo otto anni mi sentivo tanto tanto sola, allora rompevo a mia madre per avere una sorella, un fratello no, altrimenti mi avrebbe rubato l'amore di mio padre. Chi non ha presente quelle cose padre-figlio, che poi se avesse anche giocato a calcio, probabilmente io non sarei più potuta essere il suo maschiaccio, e invece di portare me alle partite ed a "litigare" coi suoi amici milanisti ed interisti, avrebbe di certo scelto lui. Quindi sono stata esaudita, ed è nata lei, a distanza di otto anni, un mese prima ed un giorno dopo rispetto a me. Ho scelto il nome, i vestiti, tutto quanto, ed è stato talmente forte il legame che ci ha unite fin da subito che quando l'ho vista la prima volta nella culletta della clinica ho esclamato "mamma, io quella cosa viola* non la voglio come sorella."
Si narra che mia madre non sapendo se scoppiare a ridere o a piangere stava per lanciarsi dal balcone, che lei dopo l'esperienza mia, tre anni di notti insonni, non ne voleva più sapere di marmocchi urlanti e lo aveva fatto esclusivamente per accontentarmi, ma già non mi stava più bene! In pratica io son così, tendo a stancarmi facilmente delle cose.
Il proseguo non è per niente andato meglio. Regina incontrastata per otto lunghi anni mi è risultato difficile "condividere" i genitori, i nonni, i giochi, la casa, le attenzioni. Ho quindi continuato la mia piccola esistenza, come se lei non esistesse, non degnandola di uno sguardo e considerandola insignificante.
Lei al contrario mi ha sempre vista come il suo modello, la prima parola che ha detto non è stata mamma o papà, ma il mio nome. Su un libro da colorare di quando andava alle elementari, alla domanda a chi vuoi assomigliare da grande, ha risposto col mio nome, ancora una volta.
Adesso ha quattordici anni, ed è impossibile non notarla. Quanto io sono chiusa, misantropa, sulla depressione andante, lei è solare, estroversa, piena di vita ed entusiasmo. Io sono biondina, con gli occhi verdi e le guance da bimba, lei è mora con gli occhi da cerbiatta e gli zigomi alti. Fortunatamente per lei è alta nella norma, sicuramente più di me, ma si ostina a dire che voleva proprio essere bassa, like me (???). La guardo e sento una strana malinconia, vorrei che fossimo nate al contrario. Se a quattordici anni avessi avuto lei come sorella maggiore, mi sarebbe stata vicino, mi avrebbe incitato, consigliato, spronato a vivere, la sua forza sarebbe stata d'aiuto e magari ora sarei una persona diversa. Lei sta crescendo da sola, esattamente come ho fatto io, ma lo sta facendo nel modo giusto, non avendo paura degli altri e isolandosi. E' piena di amiche che la adorano, di ragazzini che la ricoprono di messaggini e mi piace alle foto di facebook, coltiva mille interessi e non rinuncia a niente. Io in fondo sono proprio orgogliosa di lei. Lei è quello che ognuna di noi, adolescente, sarebbe dovuta essere, lei è quello che io avrei voluto essere. E non riesco a farle capire, che ad essere me, invece, non c'è nulla di buono, se non, al limite, la carriera scolastica.
Sicuramente meritava una vera sorella.
Questo inverno, per un breve periodo è stata assieme ad un ragazzino più grande, molto bello, gentile, che la riempiva di attenzioni e complimenti. Poi è finita, ma io non ho sentito il bisogno di chiederle se stava bene, mi sento quasi un'estranea con lei, e poi ripensando a me dieci anni fa, non mi avrebbe fatto piacere che qualcuno ficcasse il naso nelle mie cose, ma forse sbaglio, perchè lei non è me, lei è diversa.
Fatto sta che quando ho saputo che lui è un calciatore in erba, sono andata in crisi. Continuavo a pensare cose come "io non sono riuscita a trovarmi un calciatore. Forse perchè io sono troppo brutta. O magari sono troppo bassa. E se adesso mio padre vuole più bene a lei perchè ha trovato un ragazzo a cui interessa il calcio e io invece non ci sono riuscita?" insomma, le mie solite paranoie. 
Lei dal canto suo non ha battuto ciglio per aver rotto con questo tipo, ha continuato la sua vita tranquillamente, a me invece vengono ancora le paranoie, e mi domando se abbia fatto bene a lasciarlo/farsi lasciare non so, non tentare di ricostruire. Ma vi pare normale? Così di tanto in tanto vado sulla bacheca di questo ragazzino per cercare indizi e magari scoprire che pensa ancora a lei...invece vedo che è stato acquistato per giocare nell'Ancona, un sacco di articoli di giornale che lo descrivono come "nuova promessa" e penso definitivamente che mia sorella ha perso l'occasione della vita. Il fatto però è che tutti questi pensieri non derivano dal sapere che mia sorella sta male o ne soffre, a lei non sembra fregar più nulla di questo, derivano piuttosto dal pensare "se fossi stata io al suo posto, se avessi avuto io questa opportunità, non l'avrei di certo lasciato andare così.." ed allora capisco che c'è qualcosa che non va. Che provo una specie di invidia nei suoi confronti, di ineguatezza, nonostante lo abbia sempre nascosto col contrario. Vorrei poter tornare adoloscente, avere amiche come le sue, divertirmi come si divertono loro, raccogliere il consenso delle ragazze e l'approvazione dei ragazzi, vorrei ricostruire la mia vita da lì, e vorrei tutte queste cose perchè non sono soddisfatta di come ho vissuto io.
Sono una merda. E mi sento anche peggio.

                                                                                 Isotta

*aveva tre giri di cordono attorno al collo, dicono sia viva per miracolo del ginecologo.

domenica 3 giugno 2012

Il nostro momento...prima o poi!

Il vento passa tra i rami e scompiglia le foglie. La luce ruba terreno alla sera, spruzzando il cielo di lilla e di arancio. Vorrei avere una terrazza, un tavolino con le poltroncine in vimini e una brocca impannata dal contrasto tra la temperatura estiva e lo spritz freddo.
Laggiù il mare riflette la palla rossa che è il Sole, le scintille che vibrano sull'increspatura della brezza indicano noi. Indosso il vestito bianco, di lino leggero che accompagnato dalle ciocche dorate, balla ad ogni sbuffo di vento. Se guardi bene sulle montagne c'è anche la Luna, fredda e d'argento. Aspetta paziente che vada via l'altro per diventare la padrona del cielo.
I mici sonnecchiano alla luce arancione, sparsi in ogni direzione, trasformando in giaciglio anche il muretto di cemento, ho letto che in alto si sentono protetti, al sicuro. Respirano piano, talmente piano da sembrare immobili, non fosse per quel movimento impercettibile della pancia pelosa. Sono sereni, ed io un po' li invidio. I cani sono diversi, quando giro pagina o cambio posizione alzano il muso e mi guardano per accertarsi che vada tutto bene e io sia salva, allora accarezzo quelle testone lisce e tornano tranquilli, al mio fianco. Per un cane sei la cosa più preziosa che esiste, più preziosa anche della sua stessa vita. E non c'è niente, niente che tu possa fare, in grado di ripagare la sensazione di benessere che si prova ad essere importanti per qualcuno, ad essere amati.
Quando parlo del mio amore per gli animali la gente sogghigna e ridacchia, alcuni persino si offendono e mi danno della squilibrata, ma la verità è che questa sensazione nessun essere umano me l'ha fatta provare. Non madre, non padre, non amici, non fidanzato. Con nessuno mi sento amata quanto con una palla di pelo vicino.
Finisco il capitolo e mi verso un bicchiere. Il vulcano sta per inghiottire la palla di fuoco anche oggi e non voglio perdermelo, mi metto comoda, allungo le gambe sul tavolino, sfioro con la caviglia la brocca e sussulto di brivido. 
Lo spettacolo finisce ed è ora di rientrare, le code mi tagliano la strada facendomi quasi cadere, ne prendo in braccio quanti più posso, incito gli altri a salire, corriamo per le scale e arriviamo tutti in cucina, qualche coccola a chi le cerca, un rimprovero a chi sta graffiando le tende, una pacca sulla capoccia a chi è il capo branco, ed è ora di cena.
Do' ad ognuno la propia razione e mi metto a mangiare anche io, il telegiornale da brutte notizie in sottofondo ma noi, non le vogliamo sentire. Noi abbiamo la panza piena e siamo tutti assieme e questo ci basta, per essere felici.
Io avrò sempre loro al mio fianco e loro me, non abbiamo bisogno di niente altro al mondo.

Io, per adesso, spero che questo mio desiderio si realizzi al più presto e per farlo devo sgobbare, sbrigarmi a finire gli esami e laurearmi per lavorare al più presto. Perciò sto studiando e sono indaffarata, non ho tempo per il mondo dei blog, ma rinuncio adesso per averne di più, dopo. 
Non sono ancora felice ed a casa mia con loro, ma anche solo pregustarlo mi fa stare bene, quindi sogno, immagino e lo condivido con voi!
E voi, a che cosa sognate, ultimamente?
In ogni caso ho prenotato l'aereo. Il 2 Luglio alle 14.30 sono a casa. 
Can't wait...

                                                                                     Isotta